Affitti brevi: cosa cambia dal 1 settembre 2024
- ImmoPrime

- 1 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min
A partire dal 1° settembre 2024, il ministero del Turismo ha introdotto nuove regole per chi desidera affittare la propria abitazione tramite affitti brevi, una pratica diffusa soprattutto nel settore turistico. Questa modalità di locazione, che ha conosciuto un grande successo grazie a piattaforme online come Airbnb e Booking, ha tuttavia sollevato numerosi problemi di irregolarità, con molte strutture non conformi alle normative vigenti.
Per affrontare questa situazione, la ministra del Turismo, Daniela Santanché, ha promosso l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Il CIN è un codice che verrà assegnato a ogni struttura ricettiva che opera tramite affitti brevi, consentendo una maggiore trasparenza e facilitando il controllo delle attività da parte delle autorità. Questa soluzione non è del tutto nuova: alcune regioni italiane hanno già adottato codici locali per censire le strutture, ma ora il sistema verrà esteso a livello nazionale, unificando il processo.

Come ottenere il CIN
A partire dal 1° settembre 2024, tutti coloro che affittano abitazioni per brevi periodi dovranno obbligatoriamente richiedere il CIN. Il codice servirà a identificare in modo univoco la struttura e consentire alle autorità di verificarne la conformità con le normative. La procedura di richiesta sarà completamente digitale e potrà essere svolta tramite la piattaforma online della banca dati delle strutture ricettive del ministero del Turismo (BDSR), accessibile con un’identità digitale come SPID o CIE. Per chi non possiede già un codice identificativo locale (come quelli rilasciati da regioni o province), la richiesta potrà essere effettuata direttamente sulla piattaforma. Chi invece è già in possesso di un codice locale avrà tempo fino alla fine di settembre per convertire il proprio codice in CIN.
Requisiti di sicurezza
Oltre alla richiesta del CIN, le nuove normative impongono che le abitazioni utilizzate per affitti brevi siano dotate di specifici dispositivi di sicurezza. Tra questi, è obbligatoria l’installazione di rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio in ogni appartamento o abitazione. Questi dispositivi devono essere funzionanti e verificati per garantire la sicurezza degli ospiti in caso di fughe di gas. Inoltre, le strutture devono essere munite di un estintore portatile, conforme alle norme di legge, per intervenire in caso di principio d’incendio. Tutti questi requisiti di sicurezza dovranno essere rispettati, indipendentemente dalle normative locali eventualmente già in vigore.
Sanzioni per chi non si adegua
Le sanzioni per chi non rispetta le nuove regole saranno molto severe. Se non si richiede il CIN, si rischiano multe che vanno da 800 a 8.000 euro. Anche la mancata esposizione del codice presso l’abitazione comporta una sanzione che può variare tra i 500 e i 5.000 euro. Se una struttura non è dotata dei dispositivi di sicurezza obbligatori, le autorità potranno imporre multe comprese tra i 600 e i 6.000 euro. Infine, chi affitta più di quattro immobili senza aver segnalato l’inizio di un’attività imprenditoriale rischia multe tra i 2.000 e i 10.000 euro.
Applicazione delle norme e ruolo delle piattaforme online
Sebbene le nuove regole entreranno in vigore formalmente a settembre 2024, ci sarà una fase di transizione, e le sanzioni saranno applicate probabilmente solo a partire da gennaio 2025. Questo periodo servirà per permettere alle strutture di adeguarsi e richiedere il CIN senza subire immediatamente penalità.
Le piattaforme online, come Airbnb e Booking, avranno un ruolo chiave nel far rispettare queste nuove norme. Saranno infatti le prime a richiedere il CIN per consentire alle strutture di registrarsi e operare attraverso i loro siti. Questo rende difficile per i proprietari eludere l’obbligo, poiché senza il CIN non sarà possibile iscriversi o mantenere attiva una struttura su queste piattaforme.
Altre norme già in vigore
Oltre all’obbligo del CIN, i proprietari di case vacanza dovranno continuare a rispettare una serie di altre regole già esistenti. Ad esempio, chi affitta meno di quattro unità può gestire l’attività come privato, mentre chi supera questa soglia è obbligato a costituire un’attività imprenditoriale. Le imposte possono essere versate in due modalità: tramite il normale calcolo dell’IRPEF o, in alternativa, attraverso una cedolare secca del 21% sui guadagni annuali derivanti dagli affitti brevi, spesso considerata più conveniente.
Infine, i gestori delle case vacanza sono tenuti a pagare le spese condominiali, la tassa di soggiorno (se prevista dal comune), la tassa sui rifiuti e l’IMU, qualora si tratti di una seconda casa. Inoltre, chi affitta deve comunicare i dati degli ospiti, inclusi i loro dettagli personali, attraverso il portale apposito della Polizia.
In conclusione, il CIN rappresenta un tentativo di regolamentare in maniera più stringente il mercato degli affitti brevi, introducendo controlli più rigorosi e sanzioni significative per chi non rispetta le nuove normative.




Commenti